Packaging: le nuove frontiere dell’Ecodesign

di Concetta Terracciano

Le materie plastiche sono ampiamente utilizzate nell’industria dell’imballaggio, grazie alla loro caratteristiche di flessibilità, leggerezza, facilità di lavorazione e basso costo.

Al di là di questi aspetti positivi, esse presentano tuttavia numerose criticità dal punto di vista ambientale, sia per quanto riguarda la loro persistenza in natura dopo il loro utilizzo, sia per quanto riguarda la loro composizione. Infatti, la quasi totalità (circa il 99%) delle materie prime utilizzate per la produzione di plastica proviene da fonti non rinnovabili.

Per far fronte a tale problema, la comunità internazionale sta compiendo enormi sforzi per ridurne drasticamente l’uso, fino alla loro completa sostituzione.

Un valido approccio, atto a minimizzare gli impatti ambientali, sembra essere rappresentato dall’ecodesign, definito come “l’integrazione degli aspetti ambientali nello sviluppo del prodotto” in cui, rispetto alla progettazione industriale convenzionale, i requisiti ambientali vengono considerati già nelle prime fasi di sviluppo di un prodotto.

Come già discusso in precedenti articoli (clicca qui per leggere l’articolo completo), l’utilizzo di bioplastiche, comprendenti un’ampia gamma di materiali di origine biologica, biodegradabili/compostabili,  sembra essere una valida alternativa per la creazione di un packaging ecosostenibile.

Lo studio

Recentemente, un gruppo di ricercatori ha pubblicato sulla rivista “Circular Economy and Sustainability” uno studio basato sull’utilizzo di materiali alternativi, a base biologica, in sostituzione al polipropilene (PP) e al polietilene ad alta densità (HDPE) per la realizzazione di un dispenser in plastica rigida per la cura della persona.

I risultati ottenuti hanno evidenziato che le bioplastiche stanno raggiungendo livelli paragonabili alle plastiche convenzionali.

Inoltre, le prestazioni di tali materiali, valutate attraverso test di laboratorio, di produzione e di utilizzo, hanno dato esiti positivi, indicando che la continua ricerca ha portato a un miglioramento delle loro caratteristiche intrinseche e funzionali, rendendone molto più fattibile la loro commerciabilità.

Implicazioni economiche, ambientali e normative

Nonostante i risultati promettenti, questo studio apre la strada a importanti riflessioni.

Prima di tutto, dalle stime effettuate, il divario dei costi delle bioplastiche rispetto alle plastiche convenzionali è ancora rilevante, sebbene con l’aumento della mole di produzione, si prevede che tale discrepanza tra i prezzi possa, ben presto, diminuire.

Un’altra importante considerazione, che può avere un notevole impatto sulla diffusione dei materiali a base biologica, è relativa a fattori propri del mondo industriale, tra cui: attuale domanda di mercato di tali materiali, time-to-market, rischi di approvvigionamento, gestione della fase di fine vita.

Un ulteriore aspetto che potrebbe essere indagato in futuro riguarda la disponibilità di altri materiali sostitutivi, come i rifiuti plastici riciclati post-industriali e quelli post-consumo. Lo sviluppo delle tecnologie di riciclo e le proprietà di questi materiali stanno incrementando notevolmente, pertanto le loro prestazioni ambientali potrebbero entrare in competizione con quelli a base biologica.

Va, infine, sempre considerata la sicurezza delle bioplastiche utilizzate per il packaging, sebbene i test effettuati nello studio ne hanno dimostrato la conformità alle principali normative europee.

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Fonte: https://link.springer.com/article/10.1007/s43615-024-00383-5

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