di Martina Moggio

Il frutto del drago (Hylocereus spp.), noto anche come “pitaya”, è un frutto tropicale dai colori vivaci molto apprezzato per il suo sapore e i suoi benefici nutrizionali. Mentre la polpa del frutto è ampiamente consumata, la sua buccia, che costituisce una parte significativa del frutto, è spesso considerata un sottoprodotto di scarto. Tuttavia, studi recenti hanno dimostrato che le bucce del frutto del drago possiedono vari composti bioattivi che possono essere estratti e utilizzati per molteplici applicazioni. In particolare, uno studio recente pubblicato su Waste Management Bulletin ha evidenziato la ricchezza delle bucce in:

• Betalaine: pigmenti naturali che presentano un elevato potere antiossidante ed una elevata capacità di rimozione dei radicali liberi;
• Polifenoli: comprese le catechine, gli acidi fenolici e i flavonoidi, noti per le loro proprietà antiossidanti e anti-infiammatorie;
• Vitamine: in particolare la Vitamina C, essenziale per la sintesi del collagene e la funzione immunitaria;
• Minerali: in particolare calcio e sodio;
• Fibre: benefiche per la salute digestiva e la regolazione del transito intestinale.

Tecniche di estrazione ecocompatibili

Lo studio sopracitato si concentra sulla valorizzazione delle bucce del frutto del drago attraverso metodi di estrazione green, trasformando così i rifiuti in risorse preziose con un potenziale significativo per varie applicazioni.

Le tecniche di estrazione ecocompatibili adottate per l’estrazione dei composti bioattivi dalle bucce del frutto del drago sono guidate da principi sostenibili e rispettosi dell'ambiente. Ogni tecnica presenta vantaggi e limitazioni per quanto riguarda l'efficacia dell'estrazione, la quantità di materiale estratto e la conservazione dell'integrità dei composti bioattivi. Tali metodologie includono:

• l'estrazione assistita da microonde (MAE) ottimale per l’estrazione di pectina;
• l'estrazione assistita da ultrasuoni (UAE) riduce i tempi di estrazione, facilita la penetrazione dei solventi nel materiale vegetale, consente un'estrazione efficiente utilizzando temperature più basse, preservando così i composti bioattivi termicamente sensibili;
• l'estrazione con fluido supercritico (SFE) consente l'estrazione selettiva di determinati composti, limitando la co-estrazione di composti indesiderati.

I composti bioattivi estratti delle bucce del frutto del drago hanno mostrato un potenziale promettente in vari campi. Gli estratti possono infatti:

• Essere utilizzati come coloranti alimentari naturali, che conferiscono tonalità vivaci a vari prodotti.
• Fungere da ingredienti funzionali che aumentano le caratteristiche nutrizionali e sensoriali di alimenti e bevande.
• Essere utilizzati nei prodotti per la cura della pelle e dei capelli a causa delle loro significative proprietà antiossidanti.
• Essere utilizzati come additivi nell'industria farmaceutica per lo sviluppo di farmaci e nutraceutici derivati ​​da fonti naturali.

Nel complesso, l'utilizzo degli scarti di buccia di frutto del drago contribuisce alla sostenibilità riducendo i rifiuti, minimizzando gli impatti ambientali e offrendo il potenziale per la produzione di bioenergia da biomassa residua.

La valorizzazione degli scarti agroalimentari, dunque, rappresenta un passo importante verso una maggiore sostenibilità e innovazione. Nell’ambito dell’economia circolare e delle metodiche di estrazione green, non perderti l’articolo sulle potenziali applicazioni cosmetiche dell’olio di semi di lampone (leggi articolo).

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Fonte: Nicky Rahmana Putra, Dwila Nur Rizkiyah, Azrul Nurfaiz Mohd Faizal, Ahmad Hazim Abdul Aziz; Mini review of unlocking the hidden potential for valorization of dragon fruit peels through green extraction methods; Waste Management Bulletin, Volume 2, Issue 2, 2024, Pages 49-58, ISSN 2949-7507, https://doi.org/10.1016/j.wmb.2024.03.003